La donna in carriera
Cristina, entrò nella sua stanza d'albergo al 18° piano, era abituata oramai, ad una vita sempre in giro per congressi fiere, meeting; ogni volta sempre il solito circolo, albergo 4 stelle superior vicino all'aereoporto e non lontano dagli uffici, così per oltre vent'anni.
Era abituata al sesso occasionale, ma mai con colleghi o concorrenti di altre aziende; il settore delle forniture tecnologiche è spietato, vuol dire che l'hai data a qualcuno, se poi si viene a sapere che sei stata a letto con qualcuno del settore, automaticamente sei una lurida troia.
Lei, che dopo l'università laureata con 110 e lode in economia, aveva deciso di diventare una commerciale, che aveva fatto sacrifici, corsi, organizzato eventi per la sua azienda, che aveva fatto una fatica immane a farsi rispettare, non poteva comunque dopo 20 anni di fare passi falsi.
Ma la carne è carne, non campiamo di solo lavoro; e così che Cristina tra un flirt su applicazione di dating che non andava oltre il secondo appuntamento, e qualche pick-up sex fatto con giovani 30enni malati di padel e tutta dieta, nei lounge bar, non riusciva ad andare oltre.
Poi c'è da dire che le trasferte duravano anche settimane, e nonostante i suoi 40 anni l'appetito sessuale non calava mai, in quell'ambiente maschilista.
Quel martedì sera però appena rientrata in albergo, al bancone bar della hall non c'era nessuno e il bar-tender era un signore molto anziano e molto stanco.
Salii in stanza ed un pensiero la stuzzicava: Stefano, quel nuovo country-manager appena entrato in azienda, strappato dalla concorrenza, che nella riunione di settimana scorsa la mangiava con gli occhi, ma che sembrava condividere la regola non-scritta, che tra colleghi, concorrenti e clienti, non si può fare nulla.
Ma Stefano non riusciva a toglierle gli occhi, il suo sguardo voleva far passare la mano nello spacco della minigonna, e sentire le sue labbra bagnarsi pian piano.
Lei lo aveva capito, dopo quella riunione di presentazione che fecero da remoto mentre era in smart-working da Berlino; prima che arrivasse il direttore generale si erano connessi, e presentati e lui aveva lo sguardo del cacciatore che vuole la sua preda.
Ma non si poteva, non si doveva e non si sarebbe fatto. Cristina, torniamo a noi, entrò in stanza, si tolse il blazer e si slaccio qualche bottone della camicetta, il tacco 12 delle sue scarpe, lo lascio fuori dal bagno.
E si lancio a letto. Pensava Cristina a quella voglia che la pervadeva, a quel letto matrimoniale così comodo, e nessuno che potesse farle compagnia.
Ma il silenzio di una stanza d'albergo ben insonorizzata, lascia spazio alla sua fantasia.
Decise di togliersi la minigonna, rimanere in calze autoreggenti e spostare i suoi seni fuori dal wonderbra, si sdraiò sul letto con la borsa appoggiata sul comodino, ed iniziò a frugare, penso tra sé e sé:”Ma dove l'ho messo?” poi il ricordo era in valigia.
Si alzò e stufa si tolse anche il reggiseno, aprì il trolley e nella tasca dove c'erano le sue mutandine di pizzo nero, prese un sacchetto di stoffa, lì c'era il suo surrogato di piacere.
Si rimise a letto, spostò le sue mutandine con una mano si accarezzava il seno e con l'altra si prendeva il suo dildo in silicone, violetto, il colore che lei amava che le ricordava il peccato e l'appetito.
Lo accese con una vibrazione leggera, lo appoggiò pian piano sul suo clitoride, leggermente, mentre il suo pensiero si abbandonava a Stefano, immaginando che al posto di quello strumento di piacere discreto, ci fosse la lingua di quel bel 34enne, instancabile di leccare e gustare il suo eccitamento.
Ci volle poco prima che, tra le sue cosce la situazione fosse più calda.
Ma la notte non aveva fretta. Così Cristina, con la mano con cui brandiva il suo dildo, schiacciò un tasto intermedio e la vibrazione era più intensa, intanto l'altra mano accarezzava i suoi capezzoli che diventavano duri e la sua lingua mordeva continuamente le sue labbra.
A Cristina piaceva essere posseduta ma soprattutto dominata, con forza. La mano che teneva il suo Dildo, oramai puntava entrare nelle sue cosce, il piacere si faceva più intenso come la modalità di vibrazione, le sue gambe erano spalancate ed i piedi leggermente ricurvi per via del piacere.
I suoi pensieri la pervadevano come se al posto del sui dildo ci fosse il pene di Stefano a penetrarla. Ma a lei non bastava, il sesso per lei spinta ed intensità. E lo sguardo di Stefano era di colui che pensava di avere Cristina prendendola per i fianchi e fissandole la schiena.
Così Cristina, mentre il suo dildo le trasmetteva piacere, si girò con fatica mettendosi a carponi sul letto; la sua mano destra si mise tra le sue cosce e ed il medio andò a schiacciare, la massima intensità del suo dildo mentre, il braccio sinistro pian piano scivolava verso sotto il cuscino, lasciando immaginare totale dominio, da parte del suo bramato Stefano nei suoi confronti.
Le cosce rimanevano aperte, a disposizione dei sogni del suo partner, e gli umori di Cristina si facevano, intensi.
Era solita godere con toni accesi a casa sua, ma in hotel non riusciva mai, nonostante le stanze fossero ben insonorizzate.
Oramai era immersa nella vibrazione che surrogava un pene reale, ed un pensiero proibito, c'era quasi. Lo sentiva, la sua lingua diventava sempre più fredda, ed i capezzoli erano sensibilissimi, tanto che l'aria del sistema di condizionamento della stanza, le dava la sensazione di essere sfiorata.
Ansimava leggermente ma i pensieri di essere posseduta da dietro, si facevano più intensi. Sentiva che le mancava sempre meno, era questione di attimi, per poi farle uscire un “Aahhh”.
Lo tirò fuori, fece ruotare la spalla destra così da ricadere sul letto di schiena.
Il cuore batteva forte, si diede qualche secondo di respiro profondo, e si rilassò con la testa appoggiata alla fine del cuscino. Tutto ad un tratto, squillò il telefono della stanza, era pronta la cena, a minuti l'avrebbero portata su in camera.
E con la coda dell'occhio vide il suo telefono illuminarsi. Dall'anteprima del messaggio era Stefano che scrisse “Ciao, disturbo? Come va?”
Cristina sorrise e pensò che alla fine la cacciatrice, dei due era lei.